L’emulsione viene via durante la stampa?

Queste sono le possibili cause:
• il tempo di esposizione era tale da poter sviluppare il telaio, ma non sufficiente per resistere ai passaggi della racla;
• l’emulsione utilizzata è incompatibile con il tipo di inchiostro.

Nel primo caso non c’è rimedio: occorre incidere un altro telaio ed esporlo per il tempo necessario.

Per il secondo caso occorre sapere che:
• le emulsioni per inchiostri all’acqua resistono abbastanza a qualsiasi tipo di inchiostro;
• le emulsioni universali resistono per definizione a qualsiasi tipo di inchiostro;
• le emulsioni per inchiostri a solvente resistono agli inchiostri a base solvente e ai plastisol, ma si sciolgono a contatto con gli inchiostri all’acqua.

L’emulsione ha dei microfori da cui passa l’inchiostro?

In questo caso abbiamo steso sul telaio uno strato di emulsione troppo sottile, oppure abbiamo effettuato una sola stesa, anziché le tre prescritte.

Il rimedio è il ritocco del telaio:
• posiamo il telaio su un piano luminoso, il lato stampa rivolto verso l’alto;
• con un pennello fine, intinto nell’emulsione, copriamo i fori presenti sul telaio, muovendo il pennello con lievi colpi e non stendendo l’emulsione;
• facciamo asciugare l’emulsione, quindi esponiamo nuovamente il telaio, oppure teniamolo alla luce solare per 20-30 minuti.

Stiamo usando un’emulsione al diazo con luce bianca?

Se proprio non possiamo evitarlo, possiamo egualmente tentare di usare l’emulsione al diazo con luce bianca: alcune emulsioni di vecchia formulazione rendono l’operazione possibile.

Altre emulsioni “dual cure” di formulazione più recente non induriscono con luce bianca.

Se usiamo un’emulsione del primo tipo esponiamo il telaio per almeno 30 minuti, contro i 5-6 richiesti dalla luce UV.
Il colore dell’emulsione non vira al blu, come di consueto, ma rimane di tonalità blu/verde.

Sviluppiamo con attenzione, cercando di limitare la pressione del getto d’acqua. A telaio sviluppato esponiamolo alla luce del giorno, meglio se al sole, per circa 30 minuti.

L’emulsione riceve così la giusta razione di raggi UV, di cui la luce naturale abbonda, e si colora finalmente di blu.

Il tempo di esposizione

Questa è la più grande incognita quando si espone un telaio per la prima volta e non esistono calcoli teorici affidabili per determinare i tempi di esposizione in modo esatto.

Questo è l’elenco delle molte variabili in gioco, ma chi ha fretta può evitare di considerarlo e andare direttamente alle regole pratiche.

Le variabili:
• il tipo di emulsione (diazo/pronta all’uso)
• lo spessore dell’emulsione
• il numero di fili del telaio
• il tipo di sorgente luminosa
• la potenza della sorgente luminosa
• la distanza tra sorgente luminosa e telaio
• il grado di annerimento della pellicola
• le caratteristiche del disegno
• la temperatura ambiente

La variazione di ognuno di questi parametri fa variare il corretto tempo di esposizione e non c’è formula a portata di umano che riesca a gestirli tutti assieme.
Dovremo quindi procedere in modo empirico, per prova ed errore, ma non in modo casuale: esistono alcune regole che ci possono semplificare il compito.

Le regole pratiche:
1. se in fase di sviluppo il disegno non appare, abbiamo esposto per troppo tempo; in prima battuta dimezziamo il tempo di esposizione;
2. se in fase di sviluppo tutta l’emulsione si scioglie abbiamo esposto per poco tempo: in prima battuta raddoppiamo il tempo di esposizione;
3. in base al risultato ottenuto variamo le successive esposizioni, in più o in meno, del 50% anziché del 100%;
4. in base al risultato ottenuto variamo le successive esposizioni del 25% e non più del 50%.

Lavorando in questo modo dopo 3 esposizioni avremo raggiunto l’obiettivo.

Le altre regole che ci aiutano:

Non variamo le variabili: durante i test iniziali teniamole ferme: stessa emulsione, stesso spessore, stesso numero di fili, stessa lampada, stessa distanza, stessa pellicola, stesso disegno, stesso giorno.
Questo ci semplifica la vita e per i primi test faremo variare solo il tempo di esposizione, lavorando così ad ogni tentativo nelle medesime condizioni.

• Nelle prove più specifiche, variamo un solo parametro per volta; a titolo di esempio: se variamo il numero di fili del telaio, teniamo ferme tutte le altre condizioni; analogamente se cambiamo l’emulsione, oppure la lampada, ecc.

Operando in questo modo, per ogni diverso effetto possiamo risalire alla precisa causa e tutti i risultati, annotati e conservati, costituiranno il nostro bagaglio di esperienza e ci faranno risparmiare prove future.

Il montaggio della pellicola

Qualunque sia il tipo di espositore che abbiamo scelto occorre prima di tutto sistemare la pellicola sul telaio in modo preciso e stabile.

Posiamo la pellicola sul lato stampa del telaio con l’immagine rovescia: l’immagine ci appare diritta osservando il telaio dall’interno, cioè dal lato racla.

Se, nella preparazione del file, abbiamo avuto l’accortezza di impostare i quattro crocini corrispondenti ai quattro angoli interni del telaio, saremo ora molto agevolati e non dovremo prendere misure: è sufficiente fare coincidere i crocini con gli angoli e l’immagine sarà posizionata sul telaio al posto giusto.

Fermiamo la pellicola con nastro adesivo trasparente.

Per una riproduzione precisa e dettagliata deve esserci la massima aderenza tra la pellicola e l’emulsione.
Gli espositori professionali hanno un sistema di vuoto pneumatico che comprime pellicola e telaio al vetro dell’espositore.
Quelli di tipo economico hanno un pressore meccanico che svolge la stessa funzione.

In quelli autocostruiti è la fantasia del progettista a determinare la soluzione; nella maggior parte dei casi uno spessore di gommapiuma è posto all’interno del telaio, e un cristallo pesante è posato sopra, a pressare la pellicola; sul bordi del cristallo si appoggiano alcuni pesi in modo da aumentare il carico.

Migliore è l’adesione tra pellicola ed emulsione, tanto più fedele sarà la riproduzione delle linee sottili del disegno.

Ecco un’antica precauzione, che funziona sempre.
Stendiamo un sottilissimo velo di comune borotalco tra la pellicola e l’emulsione.
Otterremo un telaio profumato, ma non è questo lo scopo.

Il vero scopo è impedire che, per la pressione del vuoto pneumatico o dei vari pressori meccanici, la pellicola si attacchi all’emulsione e quindi si rovini.

Abbiamo visto, infatti, che l’emulsione asciutta attira comunque l’umidità e può diventare leggermente appiccicosa; sulla pellicola sia il toner delle laser, sia l’inchiostro delle ink jet sono fragili e con grande facilità restano attaccati all’emulsione, rendendo la pellicola inutilizzabile.

Il sottile velo di borotalco non ha alcuna influenza sull’esposizione e andrà via con l’acqua durante lo sviluppo.

L’asciugatura del telaio

Il telaio deve asciugare al buio completo, qualunque sia l’emulsione utilizzata.

Il motivo di questa scelta è che quantità minime di luce, prolungate per ore, possono comunque indurire l’emulsione anche in modo parziale, ma tale da impedire l’apertura del disegno in fase di sviluppo.

Il telaio deve asciugare in posizione orizzontale, con il lato stampa rivolto in basso.

Perché orizzontale?

Perché in questo modo l’emulsione ancora fluida rimarrà distribuita sulla superficie del telaio in modo uniforme; proviamo a immaginare che cosa succederebbe con il telaio in posizione verticale!

Perché lato stampa in basso?
Perché in questo modo l’emulsione ancora fluida si sposta sotto il tessuto, sul lato stampa.
Sul lato racla rimarranno soltanto i fili del tessuto sporchi di emulsione e niente di più.
Così la racla, quando durante la stampa si muoverà all’interno del telaio, non consumerà l’emulsione e non rovinerà il disegno inciso, che sarà protetto dal tessuto stesso.

Quanto tempo occorre aspettare perchè il telaio sia asciutto?
In ambiente a 20°C e umidità normale un telaio asciuga in circa 6-8 ore, in pratica si emulsiona alla sera per incidere il mattino seguente.
Occorre ricordare che le emulsioni serigrafiche tendono ad assorbire l’umidità, sono “igroscopiche” come il sale da cucina: in ambiente umido non asciugano mai totalmente.

Per questo è pratica normale cercare di abbreviare il tempo di asciugatura con essiccatoi professionali o, con pari successo, con metodi artigianali: ventole e stufette inserite nell’armadio a tenuta di luce che contiene i telai.

In quest’ultimo caso controlliamo bene la temperatura cui è sottoposta l’emulsione: non deve mai superare i 35°C, pena il deterioramento dell’emulsione stessa che, durante lo sviluppo, non si scioglierà.
Per non correre rischi ricordiamo che la semplice aria mossa da un ventilatore, anche a temperatura ambiente, favorisce l’essiccazione.

L’emulsione è asciutta quando, toccata, non lascia tracce sulle dita della mano.

Non occorre attendere oltre: il telaio è pronto per essere inciso!

L’emulsionatura del telaio

Che cosa occorre per emulsionare un telaio serigrafico:

Il telaio ben tesato
Su un telaio ben tesato l’emulsione si stende meglio: in mancanza di sacche o tela cedevole lo strato di emulsione risulta uniforme e sottile.
Prima di stendere l’emulsione controlliamo che sul tessuto non ci siano tracce di polvere o altri materiali estranei: ogni granello di polvere provoca una irregolarità dell’emulsione e dell’immagine incisa in quel punto.
Un soffio di aria compressa è il metodo più rapido ed efficace per eliminare la polvere dal tessuto.

La vaschetta stendigelatina
È un attrezzo di precisione: un profilo a V di alluminio o acciaio inox con due chiusure alle estremità in modo da costituire un serbatoio; lo riempiamo per metà di emulsione e con movimenti precisi, che descriveremo, stendiamo l’emulsione sul telaio.
La vaschetta va sempre pulita e conservata con cura: una minima tacca sul filo che va a contatto con il telaio produce delle striature nello strato di emulsione.
Quanto deve essere lunga la vaschetta?
Circa 3 cm meno del lato interno più corto del telaio.

Un piano di appoggio alto circa 90 cm
Su questo posiamo il barattolo dell’emulsione, uno straccio di carta per pulire rapidamente il filo della vaschetta, quando occorre, e il telaio in posizione verticale, per emulsionarlo

Incominciamo!

• stringiamo con una mano, sul retro, la vaschetta riempita di emulsione per metà e teniamola bene orizzontale;
• teniamo con l’altra mano, sul lato superiore, il telaio in posizione verticale, appoggiato al piano di lavoro;
• accostiamo la vaschetta al lato esterno del telaio, in basso 1 cm sopra la cornice, fuori dalla colla;
• incliniamo lentamente la vaschetta fino a che l’emulsione non tocca il telaio;
muoviamo la vaschetta dal basso verso l’alto, con movimento lento e regolare; esercitando sul tessuto una modesta pressione;
• arrivati in alto, a 1 cm dalla cornice, arrestiamo la vaschetta e la raddrizziamo;
• con un piccolo movimento laterale stacchiamo la vaschetta dal tessuto;
giriamo il telaio e ripetiamo l’operazione sul lato interno del telaio;
• giriamo il telaio e ripetiamo per la terza volta l’operazione sul lato del telaio da cui siamo partiti.

Per un buon risultato:
Osserviamo il telaio in controluce: il colore dell’emulsione deve essere uniforme, senza macchie più scure.
Alle zone scure corrisponde uno spessore di emulsione eccessivo, che ci causerà problemi nelle fasi successive, perciò è meglio rimediare subito.

Eliminare l’emulsione in eccesso è semplice:
effettuiamo un’altra passata con la vaschetta, dal basso verso l’alto, ma questa volta “a togliere”.
La vaschetta è tenuta in orizzontale, spinta contro la tela con una leggera pressione, in modo che raschi e raccolga l’emulsione in eccesso.

Lo spessore finale corretto dell’emulsione corrisponde a poco più dello spessore del tessuto.

La stampa della matrice per incidere il telaio: che cosa occorre e come si fa

Tra il file del nostro disegno e il telaio da incidere c’è di mezzo una pellicola stampata.

Il disegno sarà in positivo e stampato in nero, il nero più nero che si riesca a ottenere da una stampante.

Il motivo è semplice: disponendo la pellicola sopra il telaio emulsionato e illuminandolo, in corrispondenza del disegno, la luce non raggiungerà l’emulsione, questa si conserverà solubile in acqua e durante lo sviluppo si scioglierà.

Attorno al disegno, invece, la luce attraverserà la pellicola e arriverà all’emulsione; questa indurirà e sotto l’acqua non verrà sciolta. In questo modo otterremo sul telaio la versione in negativo del nostro disegno, attraverso cui passerà l’inchiostro.

Se il nero è insufficiente, l’emulsione indurisce anche in corrispondenza del disegno, sotto l’acqua dello sviluppo non si scioglie e il disegno non appare.
Uno dei frequenti motivi di insuccesso durante l’incisione del telaio è appunto una pellicola con stampa in grigio.

Per questo l’acquisto della stampante per la produzione di pellicole serigrafiche è da valutare con attenzione.

Oggi le scelte possibili sono due:
stampante laser, a colori o bianco e nero, che stampa su poliestere bimattato;
stampante a getto di inchiostro, che stampa su film trattato per ink jet.

Noi consigliamo sempre la seconda, poiché i toner per laser attualmente venduti non producono più un nero sufficientemente opaco, specie su aree di colore estese.
Anche la risoluzione di stampa, su poliestere bimattato, non è adatta ai disegni con dettagli fini.

Con qualsiasi stampante ink jet e cartucce standard, invece, se impostiamo correttamente il file otteniamo ottima coprenza ed elevata risoluzione.
Data la particolare applicazione esistono comunque stampanti più adatte di altre.

Per esempio sono particolarmente convenienti le moderne Ecotank: invece delle usuali cartucce hanno quattro serbatoi, da riempire con inchiostro standard originale acquistato in flacone.

I vantaggi del sistema Ecotank sono due:
• il costo copia diventa veramente basso;
• è possibile riempire più di un solo serbatoio con il nero; impostando il file in modo opportuno possiamo far collaborare anche l’altro serbatoio nella misura in cui decidiamo, ottenendo così un nero ancora più opaco.

Come impostare i file:
• i file sono vettoriali, che riteniamo la scelta migliore, oppure bit map a 300 dpi;
il disegno è a un solo colore, piatto, con intensità 100% su tutta l’area; scegliamo “scala di grigi” con colore “nero 100%”.